Donazione e trapianto di rene da vivente.

Dottoressa Giorgia Comai, U.O. Nefrologia, Dialisi e Trapianto, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna.

Il trapianto di rene da donatore vivente è in progressivo aumento in tutto il mondo ed in molti centri trapianto ha superato per numerosità il trapianto di rene da donatore deceduto.

Questa tipologia di trapianto rappresenta la migliore opzione per i pazienti affetti da malattia renale cronica terminale in quanto il trapianto può essere programmato ed eseguito quindi prima dell’inizio della dialisi e perché offre i risultati migliori in termini di durata del trapianto rispetto al trapianto da donatore deceduto.

In Italia la legge italiana regola la donazione da vivente definendo che questa deve essere libera e volontaria, non deve assolutamente esserci coercizione o pagamenti.

Il donatore

Il servizio sanitario nazionale fornisce un’esenzione alle persone che si propongono quali potenziali donatori che permette di eseguire tutti gli esami necessari e che rimane valida dopo la donazione per poter proseguire le visite di controllo post donazione. È infatti compito e responsabilità del medico del centro trapianti effettuare una serie di esami sulla persona che si propone quale donatore che servono a verificare lo stato di salute generale e la funzionalità renale al fine di poter attestare che per quella persona la donazione non comporterà problematiche né nel breve né nel lungo termine.

I rischi potenziali collegati alla donazione sono quelli di sviluppare un’ipertensione arteriosa e di avere nel tempo una riduzione della funzione renale residua.

Tali rischi, tuttavia se si segue uno stile di vita sano dopo la donazione (astenzione dal fumo, mantenimento di un giusto peso corporeo, esecuzione di attività fisica), sono minimi.

Possono proporsi per la donazione da vivente sia i consanguinei della persona malata (genitori, fratelli o sorelle, cugini, zii, etc), che i legalmente apparentati (moglie e marito), che gli amici.

Il gruppo sanguigno diverso non rappresenta una controindicazione assoluta, in quanto con protocolli speciali, è possibile effettuare comunque il trapianto. Vengono sempre eseguiti sofisticati test di compatibilità che permettono di valutare l’esecuzione del trapianto da punto di vista immunologico.

Le controindicazioni alla donazione sono rappresentate dall’età minore di 18 anni, dalla presenza di malattie cardiovascolari gravi e di diabete, dalla presenza di neoplasie in atto, dalla presenza di insufficienza renale e dalla presenza di obesità.

Chi esegue la donazione generalmente resta ricoverato in ospedale 4-5 giorni ed in breve tempo (in media entro 1 mese) può tornare a condurre una vita esattamente uguale a prima della donazione sia dal punto di vista sociale, che lavorativo che sportivo.

L’intervento con cui si preleva il rene può essere eseguito con diverse tecniche chirurgiche, tra cui la laparoscopia (si tratta di una chirurgia mininivasiva che utilizza piccole incisioni, telecamere ad alta definizione, strumenti miniaturizzati) e la chirurgia robotica.

Dopo la donazione saranno effettuati controlli periodici a 1 mese e 6 mesi e poi 1 volta all’anno in ambulatori dedicati presso i centri trapianto.

Giorgia Comai